lunedì 30 marzo 2009

[Ambienti Digitalizzati] la tradizione del nuovo

Harold Rosenherg La s-definizione dell arte Feltrinelli Editore Milano [critico d'arte del "New Yorker", autore dei saggi La tradizione del nuovo (1959)]

Nei circoli artistici accademici e d'avanguardia si è affermata di recente l'opinione, alquanto esagitata, secondo cui tutti i problemi aspettano d'essere risolti grazie al magico tocco dell' arte. Questo entusiasmo per quel che l' artista sarebbe in grado di fare è cosi intenso che la pittura o la scultura pura e semplice vengono considerate indegne dell'attenzione d'ogni umanista serio. Ci sono già abbastanza oggetti, scrive un artista, e non cè bisogno di aggiungerne altri a quelli che già esistono. Preferisco non realizzare degli oggetti, scrive un altro, "Piuttosto, cerco di creare un certo tipo di esperienza che si situi nel mondo. Ed ecco un argomento decisivo avanzato dallo scultore Robert Morris, il quale in un recente articolo giunge alla conclusione che l'oggetto d'arte statico, portatile, da tenere in casa, che è poi un modo un po' materialistico di definire un quadro o una scultura, finisce inevitabilmente con l'assumere un valore decorativo che peraltro sta diventando sempre più privo di interesse." Di contro alla povertà dell'arte, l'artista ha assunto di colpo proporzioni gigantesche, e viene presentato come una persona in possesso di raffinata sensibilità, spiccata immaginazione, con una grande capacità espressiva e una profonda comprensione per le realtà del mondo.

L'artista è insomma diventato, per così dire, troppo grosso per l 'arte. Il suo mezzo più naturale è l'intervento sul mondo: Ecologia - Trasformazione del Paesaggio - Mutamento delle Condzioni di Vita. ..

A una considerazione superficiale si direbbe che questo ingrandimento e auto-ingrandimento della figura dellartista stia a significare una diffusa fiducia nei poteri creativi dell artista doggi. Non c'è cosa che non si possa fare attraverso l'arte, e tutto quel che fa lartista è un'opera darte. Perché The girls of Chelsea è arte? si chiedeva Andy Warhol in un'intervista; ed ecco la sua risposta: Prima di tutto è stata fatta da un artista, e in secondo 1uogo si rivela arte. Al che si può rispondere, a scelta, con un .-"Amen" o un "Ah si?" In efIetti l 'artista che ha lasciato l 'arte dietro di sè o - il che fa lo stesso - considera arte tutto quello che fa, non è che una manifestazione della crisi profonda che ha investito le arti del nostro tempo. La pittura, la scultura, il teatro, la musica, sono state sottoposte a un ,processo di sdefìnizione. La natura dell'arte si è fatta incerta, o, quanto meno, ambigua. Nessuno può dire con certezza che cosa sia o, quel che piu conta, che cosa non sia unopera darte. Dove è presente un oggetto d'arte, come nella pittura, si tratta di ciò che ho definito un oggetto ansioso: non si sa se è un capolavoro o una porcheria. E può anche darsi, come è il caso di un collage di Schwitters, che sia proprio entrambe le cose.

L'incerta natura dell'arte non è peraltro priva di vantaggi. Induce a sperimentare e a porsi continue domande.

Gran parte dell' arte migliore rientra in un dibattito visivo che verte su ciò che è l'arte. Data la natura mutevole della realtà del nostro secolo e la serie ininterrotta di capovolgimenti in cui il mondo è stato trascinato dalla prima guerra mondiale in poi, era inevitabile che i processi creativi perdessero1a loro forma definita e si fosse costretti a improvvisarne di nuovi utilizzando tutto ciò che era a portata di mano.
[...]

Una società che manchi di persone capaci di autosviluppo - e nella quale viceversa gli individui si lascino passivamente guidare dal proprio ambiente - non può certo pretendere di essere definita umana. Ed è la grandezza dell'arte che ci impedisce di dimenticarlo.

fonte http://fc.retecivica.milano.it/Rete%20Civica%20di%20Milano/

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