giovedì 19 marzo 2009

LA SEMIOTICA DEL TESTO IN GOOGLE? A MODO SUO…

Quando pensiamo a Google la prima cosa che ci viene in mente è l’homepage del servizio del motore di ricerca. Semplice ed intuitiva, come viene analizzata tramite i sette criteri di testualità di DeBeaugrande e Dressler?

Partendo dalla definizione di testo come un intreccio organico, caratterizzato dal fatto che gli elementi che lo compongono sono strutturati in maniera particolare, possiamo identificare nell’homepage e nei risultati della ricerca effettuata le caratteristiche che ne fanno un testo.

Vi è un messaggio reale e completo, i cui singoli elementi sono organizzati in maniera coerente ed assumono un significato compiuto, rivolto ad uno scopo ben preciso: soddisfare la ricerca, con risultati elaborati tramite il pagerank.

Il testo viene considerato come un sistema, un insieme di elementi che costituiscono una globalità di funzioni, proprio come i diversi servizi di Google interagiscono con la chiave di ricerca selezionata.

Il testo che scaturisce dalla ricerca rappresenta un sistema attualizzato in cui sono state eseguite e realizzate selezioni possibili, da parte del pagerank, per dar forma ad una determinata struttura che contraddistingue la forma ormai a molti familiare dei risultati della ricerca.

Affinché un messaggio diventi un testo occorrono alcuni requisiti fondamentali, requisiti che de Beaugrande e Dressler hanno schematizzato in sette criteri di testualità:

coesione, coerenza, intenzionalità, accettabilità, informatività, situazionalità e intertestualità.

I primi due criteri sono incentrati sul testo, i criteri di intenzionalità ed accettabilità sono orientati verso l’emittente-destinatario, i criteri di informatività e situazionalità servono a collocare il testo nella situazione comunicativa e il criterio di intertestualità garantisce la definizione dei diversi tipi testuali.

Più nello specifico, l’home page dei risultati di Google ha queste caratteristiche in tale misura:

  • La coesione, ovvero l'insieme di meccanismi di cui un testo si serve per assicurare il collegamento tra le sue parti al livello superficiale, e la coerenza, ovvero, al livello più profondo rispetto alla coesione, la continuità di senso che caratterizza un testo, in Google vengono definite e assicurate dal pagerank, ma in quanto tali sono frutto di un procedimento matematico che ha la pecca di non tenere in considerazione (almeno per il momento) un contesto comunicativo, se non quello dei link e della loro importanza nella struttura di archiviazione e catalogazione dei risultati.

Riguardando la struttura semantica e la struttura logica e psicologica dei concetti espressi, un testo produce senso se esiste una continuità di senso all'interno del sapere attivato con le espressioni testuali. In Google, invece, la mancanza di continuità fra i risultati ottenuti da un termine non genera questo “cortocircuito” comunicativo, in quanto tutti sono continui ad un’unica chiave di ricerca, e esaudiranno la voglia dell’utente di ricevere informazioni su quella parola, con il problema però di ottenere anche risultati che non rientrano nella aspettative iniziali ma che il sistema non esclude in quanto validi per quella ricerca ambivalente (per esempio lama, senza distinzione di lettere maiuscole/minuscole, sarà interpretato, oltre che nei diversi termini presenti nel dizionario, anche come l’ex portiere della nazionale francese, Bernand Lama , o come il Dalai Lama, etc).

  • L'intenzionalità, che riguarda l’intenzione di chi produce un testo coeso e coerente, ovvero l'atteggiamento del locutore rispetto al conseguimento di determinati scopi, è un altro concetto che nell’ottica del servizio offerto da Google viene affidato al sistema matematico del pagerank.

Secondo il punto di vista di Austin e Searle, chi parla compie, attraverso l’uso della lingua, una serie di atti di volontà di diverso tipo: vuole convincere, chiedere, invitare, negare e via dicendo, sortendo degli effetti sui sentimenti, sui pensieri e sulle azioni degli ascoltatori, del parlante o di altre persone.

Google porta in sé questa teoria: di fatti il vergo to google, nella lingua inglese, che è anche quella ufficiale della rete, sta a significare cercare informazioni in internet o su una persona (http://dictionary.reference.com/browse/google), il che testimonia come sia ormai travalicato l’suo prettamente di ricerca del servizio, ma sia ormai divenuta un atteggiamento così comune da divenire, per alcuni aspetti, un binomio: dire è fare ricerca.

  • L'accettabilità, che riguarda il ricevente, fa tornare l’analisi sull’importanza della community. In campo semiotico un testo coeso e coerente, prodotto con una certa intenzionalità, deve essere accettato dal ricevente sullo sfondo di un determinato contesto sociale e culturale, e l'accettazione del ricevente prevede sia la tolleranza di determinati disturbi comunicativi, sia la ricerca di una coesione e di una coerenza anche dove queste potrebbero mancare, riferendosi anche alla disponibilità del ricevente di prendere parte alla conversazione.

Nel vasto mondo della rete questa condizione è una delle più critiche. Con la diffusione di blog e spazi internet personali chiunque, in linea teorica, può dare una propria versione della realtà, travalicando la realtà o l’invenzione.

Google conosce bene tali meccanismi, ma sa bene anche che la Net neutrality, ovvero la parità fra tutti gli utenti, è la prossima soglia con cui si ci dovrà confrontare, e che già in America è divenuta tema discussione in ambito giuridico.

Gli utenti che si trovano davanti ai risultati di Google li reputano accettabili in quanto frutto dell’elaborazione del pagerank (e quindi reputati coerenti e coesi nel loro insieme, e anche frutto della propria intenzione di fare una ricerca su quella chiave digiata), e in quanto provenienti da un filtraggio precedente che è quello dei link segnalati dalla comunità e in maggiormente da siti istituzionali considerati maggiormente affidabili. Un’accettabilità del testo, quindi, in cui l’utente stesso si sente parte del processo.

  • Discorso simile al punto precedente può essere effettuato anche per l’informatività, che in campo semiotico si riferisce al grado di prevedibilità o probabilità che determinati elementi o informazioni compaiano nel testo. Così a seconda della chiave di ricerca troverò il significato più comune nei primi posti, per poi trovare altresì, scendendo fra i vari risultati, collegamenti ad altri ambiti legati alla stessa chiave di ricerca.

Il criterio della situazionalità riguarda la rilevanza e l’adeguatezza di un testo all'interno di una determinata situazione comunicativa, ovvero l’insieme delle circostanze, sia linguistiche sia sociali, nelle quali l'atto linguistico viene prodotto. Queste sono:

a) un contesto extralinguistico, vale a dire l’insieme di dati, di eventi concreti al momento della comunicazione;

b) un tempo, vale a dire il momento determinato in cui avviene l’atto linguistico;

c) un luogo specifico;

d) dei ruoli esibiti o attesi dal parlante e dagli ascoltatori;

e) un enciclopedia, ossia un insieme di conoscenze reciproche che il parlante e l’ascoltatore hanno di loro stessi, della realtà esterna e delle eventuali precedenti interazioni comunicative che l’uno presuppone nell’altro e viceversa.

Nel caso di internet, e del motore di ricerca, alcuni di questi criteri vengono disattesi:

- non si ha un tempo specifico in base al quale si ci confronta, ma invece si ci riferisce al tempo in base alla necessità che l’informazione che ci serva sia datata o meno(esempio: se cercherò una ricetta di calamari non terrò grande conto se sia vecchia di qualche anno o segua le ultime moda in fatto di cucina. Altresì terrò conto del periodo di validità e di emissione di una legge che sto cercando);

- stesso discorso vale per lo spazio fisico;

- i ruoli dell’emittente e del destinatario sono facilmente scambiabili, così che un utente in cerca di informazioni si trovi lui stesso a darne.

Diventa necessario infatti, considerare il contesto, e su questa pista molto stanno lavorando le varie aziende del settore, Google stessa in testa.

Già nel campo della semiotica del testo tradizionale si denota come al momento dell'interazione verbale il parlante e l'ascoltatore dispongono di un insieme di informazioni che derivano loro sia da fonti percettive che da fonti mnemoniche.

Questo insieme di informazioni non può propriamente considerarsi il contesto, ma rappresenta piuttosto lo sfondo cognitivo sul quale è proiettato il discorso, e dal quale ritaglia un sottoinsieme rilevante alla sua comprensione, non solo sul piano dei significati letterali, ma anche e soprattutto sul piano dei suoi significati non convenzionali (cosa che avviene di continuo nell’ambito della ricerca e dei suoi risultati, e per la quale si sta cercando di affinare i metodi per giungere ad un web semantico e personalizzato).

Questo sottoinsieme costituisce il contesto, ossia quella parte di informazioni necessarie all’emittente e al destinatario per organizzare ed interpretare la sequenza d’informazioni necessarie per lo scopo prefissato. Ne consegue che questa sia però suscettibile di cambiamenti e che solo il contesto può indicare con certezza lo scopo, l’intenzione con cui viene emessa, dipendendo da elementi extra-linguistici di tipo mentale, cognitivo, psicologico, percettivo.

Questa sarà un’altra sfida con cui si rapporterà Google, e la rete in genere: capire il contesto e le intenzioni dell’utente per servirlo al meglio con i propri servizi.

  • L’intertestualità, infine, è sicuramente il carattere che meglio si rapporta a Google.

Tale caratteristica mette in rapporto il testo con altri con cui esistono connessioni significative, che nella rete sono rappresentati dai link, sia testuali che d’immagini.
Questo criterio designa le interdipendenze tra il testo e le conoscenze che i partecipanti alla comunicazione hanno di altri testi a questo collegati, permettendo anche di riconoscere il testo come appartenente ad un determinato tipo (come ad esempio un’intervista, articolo scientifico, pubblicità, etc).

Questo ultimo carattere viene anche messo in evidenza dalle diverse tipologie di fonti che appaiono nella lista dei risultati, o dalla possibilità di consultare solo le fonti giornalistiche, tramite il servizio News, o i blog, sempre più in ascesa, e a cui Google ha dedicato una sezione apposita con la quale restringere le ricerche a questa nuova tipologia d’informazione.

Alla fine dell’analisi bisogna anche ricordare come accanto ai criteri costitutivi vi sono tre principi regolativi che controllano la comunicazione testuale:

  1. il principio di efficienza, che dipende dal grado di impegno che un testo richiede ai partecipanti per il suo uso;

  2. il principio dell'efficacia, relativo alla capacità del testo di creare una certa impressione, quindi favorire il raggiungimento di un fine;

  3. il principio dell’ appropriatezza che è dato dal rapporto tra il contenuto espresso e i modi in cui sono soddisfatte le condizioni di testualità.


Google rispetta tutti e tre i punti:

  1. il principio dell’efficienza, con la sua interfaccia intuitiva è ormai famoso in tutto il mondo per il facile uso dei suoi servizi;

  2. il principio dell’efficacia, che viene rispecchiato nella soddisfazione degli intenti dei navigatori;

  3. il principio dell’appropriatezza, sintesi delle precedenti considerazioni.

(GigaFly)


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